Nel corso degli ultimi due anni l’84% delle aziende ha subito almeno un attacco informatico. Ad affermarlo è uno studio condotto da British Telecom sulla cybersecurity, e che è stato in grado di coinvolgere oltre 7.000 fra manager aziendali, dipendenti e consumatori in tutto il mondo, facendo emergere alcune statistiche evidentemente molto preoccupanti.
Per quanto concerne poi l’Italia, lo studio riporta come il nostro Paese sia senza dubbio fra quella schiera di Paesi industrializzati che meglio riesce a far fronte ai crescenti e sofisticati attacchi da parte del cybercrime mediante una collaborazione proficua tra gli enti statali e i soggetti privati come le imprese. Tuttavia, anche l’Italia soffre di una carenza di professionisti che dispongano di competenze adeguate per affrontare con efficacia le complessità delle sfide imposte dal mercato. Ma per quale motivo?
Secondo l’analisi, le determinanti di questa mancanza sono da ricercarsi sia nei fattori culturali, come il fatto che la carriera della sicurezza informatica è tipicamente maschile, mentre sono ancora poche le ragazze che si cimentano in questo ambito, sia nei fattori linguistici, con molte aziende che limitano la ricerca di ottime professionalità in campo informatico alle sole risorse che parlano italiane.
Tra gli altri dati più importanti che emergono dal report, il fatto che il 45% dei dipendenti delle aziende ha dichiarato di essere incorso in un incidente di sicurezza, ma di aver preferito evitare di segnalarlo. Il 15% del campione ha invece ammesso di aver dato ai propri colleghi il proprio log-in e la propria password aziendale, sottovalutando i rischi che potrebbero emergere in seguito a un siile atteggiamento.
Elementi che fanno evidentemente riflettere su quanto siano ancora particolarmente ampi i margini di impegno in questo contesto, e che dovrebbero stimolare nelle aziende la necessità di porre la sicurezza informatica tra le proprie massime priorità strategiche.