42 miliardi di euro stanziati per gli investimenti negli interventi di riqualificazione energetica, di cui 3,5 miliardi nel 2019, con un risparmio complessivo di circa 17.700 GWh/anno, di cui poco più di 1.250 GWh/anno nel solo 2019.
Questo il bilancio di 13 anni di “ecobonus”, il meccanismo per incentivare l’efficienza energetica negli usi finali introdotto dal Governo nel 2007 ed è grazie a questa detrazione fiscale, unita alle altre tipologie di incentivo, che nel 2019 sono stati ottenuti risparmi per 250 milioni di euro sulla bolletta energetica nazionale e una riduzione delle emissioni di CO2 superiore alle 2,9 milioni di tonnellate.
In estrema sintesi sono questi numeri diffusi dal IX Rapporto annuale sull’efficienza energetica e dall’XI Rapporto annuale sulle detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico e utilizzo di fonti di energia rinnovabili negli edifici esistenti”, entrambi elaborati dall’ENEA, l’organismo pubblico di ricerca italiano che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile.
Il team dell’Ente ha analizzato le politiche e gli strumenti attuati per migliorare l’efficienza negli usi finali e le relative connessioni con il contesto economico e con lo sviluppo tecnologico, anche alla luce dell’emergenza sanitaria e di un’attenta lettura in chiave di “Green Recovery” e di contributo alla ripartenza economica del Paese.
L’Italia e il “Green Deal europeo”
Già a fine 2019 la Commissione Europea ha pubblicato il “Green Deal europeo”, la nuova strategia di crescita economica che dà grande spazio al tema dell’abitare e dell’efficienza energetica, riconoscendo che i nostri edifici necessitano di un aggiornamento urgente, non solo per combattere i cambiamenti climatici, ma anche per supportare milioni di cittadini che versano in uno stato di povertà energetica e garantire un ambiente di vita e di lavoro sano e accessibile a tutti.
Per sconfiggere la pandemia, i Paesi dell’UE si sono impegnati con misure di ripresa forti e sostenibili. Il “Green Deal” è al centro dei programmi studiati per uscire dalla crisi economica e produrre impatti positivi anche dal punto di vista sociale, economico e della sicurezza.
In tale direzione, negli ultimi mesi, il nostro Governo ha individuato soluzioni e incentivi innovativi, come il “Superbonus 110%”, per stimolare le economie locali e ricreare i posti di lavoro andati perduti sia lungo l’intera filiera edilizia delle costruzioni che nella produzione di beni e servizi per l’abitazione, nonché per le categorie più deboli maggiormente colpite dalla pandemia.
Dai dati diffusi dall’ENEA si evidenzia un trend decisamente positivo, per il 2019, per le tipologie di incentivo come il “conto termico”, destinato principalmente a iniziative per l’efficienza e per le rinnovabili nella Pubblica Amministrazione, che ha registrato un balzo in avanti del 68% rispetto al periodo 2013-2018 con 114.000 richieste totali e un incremento del 29% rispetto al 2018 delle incentivazioni ottenute con un totale pari a 433 milioni di euro, e i “certificati bianchi” volti ad incentivare l’efficienza nelle imprese, che hanno consentito di risparmiare oltre 3,1 Mtep/anno dal 2011.
Per quanto riguarda l’obiettivo di risparmio energetico, indicato dal “Piano d’Azione Nazionale per l’Efficienza Energetica e dalla Strategia Energetica Nazionale”, nel 2019 il risultato è stato raggiunto quasi al 77,2%.
A livello settoriale, l’abitativo residenziale ha superato il target indicato, l’industria è ben oltre la metà del percorso (61,9%), i trasporti hanno superato la metà dell’obiettivo (50,4%), mentre il terziario, Pubblica Amministrazione compresa, è fanalino di coda con meno di un terzo del target raggiunto.
Tra gli strumenti che hanno consentito questi risultati, un ruolo importante rivestono le diagnosi energetiche, ovvero quegli strumenti rivelatisi fondamentali per ottimizzare gli interventi di efficienza energetica nelle imprese. A dicembre 2019 sono state presentate circa 11.200 diagnosi; un numero per il quale, se fossero realizzati gli interventi individuati, si potrebbe ottenere un risparmio complessivo pari a 3,7 Mtep/anno, di cui il 29% derivato da minori consumi elettrici e il 30% legato all’abbattimento dell’utilizzo di carburante.
Il peso del COVID e la minaccia per l’ambiente su scala mondiale
È però il Rapporto Energy Efficiency 2020, diffuso dall’ Agenzia Internazionale dell’Energia, a metterci in guardia. Gli esperti dell’International Energy Agency – IEA hanno messo in evidenza come Il ritmo già lento del progresso globale sull’efficienza energetica sia destinato a rallentare ulteriormente a causa degli impatti economici della crisi legata al Covid-19, acuendo la sfida per il raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici planetari e rendendo critica un’azione di governo più forte.
I dati raccolti evidenziano tendenze ben al di sotto del livello di progresso necessario per raggiungere gli obiettivi condivisi a livello mondiale, necessari per affrontare il cambiamento climatico, ridurre l’inquinamento atmosferico e aumentare l’accesso all’energia.
Secondo il Rapporto IEA 2020, le tendenze deludenti sono state intensificate da un crollo negli investimenti durante la crisi economica innescata dalla pandemia: nel complesso, gli sforzi nell’efficienza energetica a livello mondiale sono diminuiti di circa il 9% quest’anno.
In questo scenario appare utile chiarire come, insieme alle energie rinnovabili, l’efficienza energetica rivesta un ruolo di primo piano negli sforzi globali per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici.
Sebbene le recenti analisi mostrino uno slancio incoraggiante per le energie rinnovabili, ciò che deve preoccupare è il ritmo più lento registrato negli ultimi dieci anni.
Secondo l’analisi IEA gli investimenti per misure di efficienza energetica annunciate dai governi di tutto il mondo sono destinati a generare quasi 2 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nei prossimi tre anni, principalmente in Europa e nel settore dell’edilizia. Tuttavia, il piano di ripresa sostenibile della IEA suggerisce che ulteriori sforzi di rilancio legati all’efficienza energetica potrebbero creare altri quattro milioni di posti di lavoro a livello globale attraverso maggiori investimenti del settore pubblico e privato in edifici, trasporti e industria.
Il ruolo della scienza nell’era post-Covid
In questo contesto, un ruolo molto importante lo gioca la comunità scientifica. In quella che sarà l’era post-Covid, abbiamo bisogno di una società che apprezzi l’importanza della scienza e dell’innovazione per il benessere sociale ed economico e che si senta sicura nel suo utilizzo, supportando con il proprio tributo fiscale gli investimenti in infrastrutture e forza lavoro scientifica rappresentativa e qualificata.
La comprensione, l’impegno del pubblico e la partecipazione dei cittadini, anche attraverso la divulgazione della scienza, sono essenziali per consentire di compiere scelte informate personali e professionali.
È necessaria una forte relazione tra scienza, politica e società, in cui ognuno dei diversi attori lavori per comprendere meglio i bisogni, le preoccupazioni, le aspirazioni e i modi di lavorare degli altri.
La collaborazione è l’unica in grado aiutare i Governi mondiali nel prendere decisioni e legiferare basandosi su informazioni certe, di qualità e sempre aggiornate su questioni quali la salute, l’energia e l’ambiente. Ecco perché la Crisi non può e non deve fermare la “rivoluzione green”.
Federico Cabassi