Il Garante per la protezione dei dati personali ha compiuto un interessante chiarimenti in ordine al fascicolo sanitario elettronico (FSE) e ai dati che possono essere o meno manifestati in esso. In particolare, il Garante ha ribadito che la normativa che regola l’utilizzo di questo strumento digitale prevede un diritto all’oscuramento dei dati, esercitabile nel momento in cui sono generati i referti o successivamente.
Ricordiamo, ad onor di cronaca, che il chiarimento è giunto in seguito alla richiesta di intervento da parte di alcuni operatori. In particolar modo, l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento ha notificato al Garante una violazione di dati personali per aver erroneamente messo a disposizione dei medici di famiglia 293 referti di 175 pazienti, tra cui 2 minorenni e alcune donne sottoposte a interruzione di gravidanza, nonostante questi avessero esercitato il diritto di oscuramento nei confronti di tali documenti.
Ricostruendo l’accaduto il Garante ha scoperto che la violazione è risultata imputabile esclusivamente a un errore del software, che non ha associato ai documenti la richiesta di oscuramento, correttamente inserita dagli operatori sanitari del sistema informativo ospedaliero. La sanzione è stata di 150.000 euro.
Ricordiamo come l’FSE sia uno strumento digitale attraverso il quale il cittadino può gestire e consultare la storia della propria vita sanitaria, da condividere – se lo desidera – con i professionisti sanitari al fine di garantire un servizio ancora più efficace e sicuro. Nel nostro Paese sono ad oggi attivati circa 52,7 milioni di fascicoli sanitari elettronici, per la digitalizzazione di più di 327 milioni di referti ospedalieri e medico-sanitari. Ricordiamo altresì che nel fascicolo terminano anche i dati delle vaccinazioni, come la scheda della singola vaccinazione, e il certificato vaccinale, che attesa la certificazione di tutti i vaccini somministrati all’assistito.