Nonostante i passi in avanti fatti nell’ultimo periodo e gli investimenti per l’efficienza energetica nel comparto industriale per il 2020, che sono stati più di 2 miliardi di euro, i ritmi però risultano ancora insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030. È quanto emerge dal Digital Energy Efficiency 2021 dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.
Il rapporto tira le fila di un anno molto complicato per il comparto dell’efficienza energetica, e non solo. Un anno dove la fiducia delle imprese e la loro stessa operatività è stata spesso messa in discussione a causa della Pandemia da Covid-19. Un anno, quindi, dove sono inevitabilmente calati gli investimenti in efficienza energetica, pur tuttavia continuando il trend di “frenata” che già si era fatto sentire nel 2018 e nel 2019.
Investiti in efficienza energetica industriale 2,1 miliardi di euro, il 90% destinati a tecnologie hardware
Gli investimenti effettuati in efficienza energetica industriale, nel 2020, equivalgono a 2,1 miliardi di euro. Di questi, oltre il 90% sono legati ad investimenti in tecnologie hardware, mentre il restante è stato principalmente effettuato in tecnologie software per il controllo e il monitoraggio delle prestazioni dei cicli produttivi.
Presi nel complesso, gli investimenti hanno registrato un trend in flessione di quasi il 20% rispetto al 2019. Il rallentamento nel settore industriale, già avviato nel biennio 2018-2019, è confermato ed aggravato anche dalla crisi economico-sanitaria. Il trend negativo complessivo registrato tra il 2019 e il 2020 è, secondo gli esperti, dettato principalmente dalla flessione degli investimenti in soluzioni hardware vista la natura più “capital intensive”, rispetto agli investimenti in soluzioni software che hanno invece registrato sì un trend negativo, ma più contenuto, chiudendo a -14,4 punti percentuali.
La pandemia ha avuto un peso nel minare la fiducia degli investitori e nel rallentare le attività legate all’efficienza energetica.
Entrando nel dettaglio delle soluzioni su cui le industrie hanno puntato, si scopre che quasi un investimento su 5 in soluzioni hardware è riconducibile ad interventi sul processo produttivo, pari ad un volume di affari di oltre 373 milioni di euro. Seguono gli investimenti effettuati in impianti di cogenerazione ed in sistemi di combustione efficienti, che registrano rispettivamente quasi 350 e 300 milioni di investimenti, pari al 18% ed al 15% degli investimenti totali. Seguono gli investimenti in illuminazione per 240 milioni di euro, in motori elettrici, inverter e sistemi di aria compressa, tecnologie che rappresentano tra il 7% ed il 10% degli investimenti totali. Fanalino di coda, gli investimenti in refrigerazione, i quali si attestano a circa il 2% del totale della spesa.
Sono invece, 168 milioni di euro gli investimenti effettuati in soluzioni software nello scorso 2020. Solamente le prime due soluzioni, software di monitoraggio e sensoristica di base, raccolgono oltre il 65% degli investimenti totali in soluzioni software. Il calo degli investimenti in software è distribuito trasversalmente con flessioni comprese tra il -13%, per la sensoristica di base, e -17% per gli Enterprise Resource Planning, i programmi di gestione che integrano e coordinano tutte le attività dell’azienda in efficienza e redditività.
È indubbio che la pandemia abbia influito sulla fiducia degli investitori e nel rallentare, anche a causa delle chiusure soprattutto nel primo periodo di lockdown, le attività legate all’efficienza energetica. Una frenata che è ancora più impattante, in termini relativi, sulle soluzioni digitali, per altro già non particolarmente rilevanti pre-pandemia, e specificatamente nelle soluzioni di flessibilità, che hanno subito, nell’anno in cui gli analisti si aspettavano un loro balzo in avanti significativo, una ulteriore marginalizzazione.
Non è tutta colpa della pandemia
Ma non è tutta colpa della pandemia. Già dal 2018 era in atto una frenata, come conseguenza di un quadro normativo incerto, in particolare, per ciò che riguarda i Certificati Bianchi e orientato in direzioni opposte a quelle suggerite dagli esperti internazionali, come necessarie per la ripresa della crescita.
Gli ostacoli più rilevanti agli investimenti in efficienza energetica si confermano quelli relativi agli eccessivi tempi di ritorno, all’incertezza del quadro normativo e all’interazione critica con il processo produttivo, seppure in flessione rispetto agli anni precedenti. La pandemia però, nonostante i pesanti effetti negativi sotto il profilo economico, secondo il Politecnico di Milano, si colloca solo al quarto posto come causa determinante.
Il quadro della situazione che già non brillava in precedenza con l’arrivo della pandemia mondiale ha fatto il resto. Ciononostante, stando alle analisi e valutazioni del mercato, alle stime delle probabili prospettive, gli operatori sono ottimisti e credono nella ripartenza. L’intento dei Governi e delle Istituzioni è quello di non frenare questa timida prospettiva e anzi attivarsi perché possa trasformarsi in volano per l’economia nazionale e internazionale.
F.C.