
Secondo quanto rivela il report Healthcare 2021 di Kaspersky, solamente l’11% delle organizzazioni sanitarie italiane utilizza dei dispositivi medici con software aggiornati. Di contro, l’89% delle organizzazioni utilizza dispositivi medici che girano con sistemi operativi obsoleti. Le cause? Stando a quanto ricostruito dalla società di analisi, si tratta di problemi di compatibilità, costi elevati degli aggiornamenti dei software o, semplicemente, una carenza nelle conoscenze tecnologiche interne.
Kaspersky parte da questi dati per soffermarsi sull’evidenza che un simile atteggiamento espone le organizzazioni sanitarie a rischi di maggiori vulnerabilità e attacchi informatici, come peraltro si è purtroppo avuto modo di toccare con mano durante il periodo della pandemia.
Per quanto poi riguarda le capacità di reazione in materia di sicurezza cibernetica, solamente il 20% degli operatori sanitari italiani ha risposto che ritiene che la loro organizzazione sia in grado di bloccare efficacemente gli attacchi alla sicurezza o le violazioni del perimetro. È più o meno della stessa entità la quota di operatori che ha affermato che la propria organizzazione dispone di una protezione di sicurezza informatica e tecnologica, hardware e software, aggiornata e adeguata.
Passando alle altre statistiche più significative, il 50% degli intervistati ha ammesso che la loro organizzazione ha già sperimentato un incidente che ha determinato una fuga di dati, mentre il 40% ha sperimentato un attacco DDoS, con conseguente ko di un sito, e il 30% un attacco ransomware.
Per Kaspersky è chiaro come il sistema sanitario si stia evolvendo verso l’adozione di dispositivi connessi che possono soddisfare la domanda di una maggiore accessibilità alle cure, e come questo non possa che determinare anche alcune sfide in termini di sicurezza cibernetica. Le misure a disposizione sul mercato, unitamente alla formazione del personale medico, saranno in grado di incrementare in modo soddisfacente il livello di sicurezza.